Chissà se da Rosa Parks, quando si rifiutò di alzarsi dalla sedia per bianchi su quell’autobus segregazionista in Alabama, qualcuno poi pretese mai le scuse?
Chissà se nel 1960 a Greensboro nella Carolina del Sud ai quattro studenti di colore che pretesero di sedersi in un caffè riservato ai bianchi e avviarono il primo sit-in di protesta della storia moderna, fu detto che erano egoisti che non rispettano gli altri?
Chissà se ai tempi c’erano dei saveriotommasi o dei direttorissimi mentana a spiegare che la pretesa di Rosa Parks di volersi sedere sui sedili dei bianchi, o dei 4 ragazzi di colore di Greensboro, fossero i gesti di ragazzini viziati in cerca di visibilità che avrebbero dovuto rimborsare tutti coloro che venivano danneggiati dalla loro protesta?

Chissà se hanno mai detto a quelli che a tutti gli effetti divennero poi eroi civili, che la loro lotta doveva essere fatta senza rompere i coglioni?

Non so per certo se a loro accadde (credo di sì), ma è quanto sta accadendo a Silvia. Una ragazza di vent'anni. Le si chiede di non rompere i coglioni. I loro argomenti sono questi, davvero.
Silvia sta ricevendo un attacco selvaggio. Una ragazza studiosa, piena di interessi e brava a scuola trattata come se fosse una criminale da gente che non riconoscerebbe un crimine nemmeno se venissero torturati. Cosa che sta peraltro accadendo.

Mentre ci si spella le dita per scrivere fortissimo sulle tastiere “fascisti” per riferirsi a Piazze pacifiche che da mesi in tutta Italia scendono in strada con donne, anziani, uomini e bambini per opporsi a una presunta democrazia che ti costringe a sperimentare forzatamente intrugli di multinazionali straniere (a tue spese), il fascismo, quello vero, dilaga, inondando come cento anni fa la vita lavorativa e privata delle persone.
Invade la politica, la società, la scuola e il pensiero (anche se pensiero per sta gente è una parola grossa).
E così ci si ritrova, come mi è capitato per strada sabato scorso, a discutere con i figli tredicenni di questi ipo-dotati che insultano persone che vantano trenta o quarant’anni di più, dicendo che “vi dovete adeguare e non rompere i coglioni”. Ragazzine di tredici anni. Future componenti senza pensiero e senza paura della nuova gioventù hitleriana. Tra le ultimissime compagini ad arrendersi nella disfatta ormai certa del Reich.
Così stanno crescendo le future generazioni. Educate alla forzosa vanagloria di stampo televisivo e alla negazione del pensiero divergente.

Succede però che in questo maremoto di controsensi logici e ideologici, ci siano delle notizie che persino nei replicanti, che ricalcano pedissequamente la narrazione dominante come saverio tommasi , creano scompiglio. E lo fanno perché troppo grande è la dissonanza tra la nuova normalità sempre più autoritaria e i derelitti ideali noborder/arcobaleno ammantati di antifascismo con cui uno come “insulta,poi,chiagni tommasi” si infarcisce da sempre la bocca.
Troppo grande è la palese anti-umanità di un sistema biosecuritario che hanno idolatrato e difeso (soprattutto dalla logica) per lasciare che il loro pubblico di beoti si faccia una opinione senza un minimo di indirizzo eterodiretto.

Troppo. Per questo Silvia, la studentessa ‘ribelle’, che sabato scorso ha osato raccontare la propria esperienza in piazza a Bologna ,ha fatto il giro di tutte le redazioni delle edizioni on-line dei maggiori giornali italiani. Perchè puzzava troppo di nazismo anche per loro, puzzava di soffitta di Anna Frank, puzzava di una storia che conosciamo già.
Dovevano stigmatizzare, depotenziare emozionalmente una notizia come questa, trasformare un episodio in cui esseri umani hanno sputato tra i piedi di un altro essere umano perché sprovvista di un certificato minacciandola e insultandola (una storia di violenza), in una scalcagnata storia di privazione dei loro diritti (mica quelli di Lei, i loro).
Hanno trasformato la vittima in carnefice. Come sempre.
E il popolo di lobotomizzati si è scatenato nel suo linciaggio conformista e belante. Un linciaggio di una bella tonalità arcobaleno, eh, che vi lascio apprezzare da voi in foto.

Perchè i mostri non sono solo i tommasi, i mentana, i feltri e tutta la pletora di plancton televisivo che pure aizzano i linciaggi mediatici.
I mostri sono tutti intorno a noi. Sono quelli che non vogliono sentire perché non gli interessa, sono quelli del protestate individualmente a casa vostra, che inneggiano a punizioni, sospensioni o addirittura denunce per una ragazza coraggiosa come Silvia, sono quelli che vorrebbero repressione violenta sui manifestanti delle piazze, che vedono una madre manganellata o dei lavoratori che protestano arrestati e se ne rallegrano, sono quelli che inneggiano alle torture negli ospedali e ai campi di sterminio per nouacs, sono gli automi della megameccanica che reggono il peso del sistema.
Sono quelli che abbiamo l’orrore di leggere quotidianamente nella rassegna del pensiero social mentre godono per le ingiustizie altrui e poi accendono la televisione e tifano per gli esclusi e i ribelli protagonisti delle serie televisive.

La gente ha bisogno di un mostro in cui credere. Un nemico vero e orribile. Un demone in contrasto col quale definire la propria identità. Altrimenti siamo soltanto noi contro noi stessi.
(Chuck Palahniuk)

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