Nel paese del tornaconto anche i giornali dovevano generare guadagno. Il loro modello, basato sul profitto, imponeva che evitassero accuratamente di mordere le mani di coloro che li sfamavano. Ciò significava non pubblicare notizie in grado di suscitare le ire degli inserzionisti, degli amici di quest'ultimi e della bella gente che si era venduta agli inserzionisti stessi. Ciò significava evitare qualsiasi controversia capace di irritare in qualunque modo qualsivoglia soggetto che si sarebbe potuto trasformare in un inserzionista in futuro. Cioè chiunque avesse una qualsiasi forza economica degna di nota. Per questo motivo nel paese del tornaconto sui giornali si parlava sempre di spacciatori e mai di scioperi. E quando casualmente si parlava di scioperi se ne parlava sempre con l'aria contrita di chi sta confessando il peccato di un amico che ha perso la retta via. Nella sua forma più estrema questo modello comportava non soltanto l'educato tentativo di non offendere nessuno, ma anche un vero e proprio favoreggiamento galante, un corteggiamento zelante, degli sponsor veri o potenziali. Così, i quotidiani avevano preso a sostituire le informazioni compromettenti con arie edulcorate, magari banali, possibilmente incentrate sulla inevitabilità di consumare per non spaventare i mercati che poverelli sono deboli di cuore. E lo facevano anche senza che gli inserzionisti glielo chiedessero. Così come atto dovuto. Successe, allora, che gli inserzionisti presero a controllare di fatto intere sezioni dei giornali e a dettare la linea sulle notizie a livello locale. Ma anche a livello più ampio, il loro modello prevedeva la medesima sudditanza incondizionata nei confronti del potere economico. Il risultato fu che a un certo punto nel paese del tornaconto, le notizie erano così teleguidate che tutti i giornali ripetevano a pappagallo la medesima versione. Una volta per esempio, tutti i quotidiani e i mezzi di informazione si lanciarono in una campagna di dis-informazione che riprendeva paro paro la versione del Governo che voleva giustificare, mostrando delle provette, l'invasione di un paese lontano. E pazienza se questa versione si dimostrò in seguito totalmente fasulla. Mentre dall'altra parte, invece, non mancarono di ignorare deliberatamente notizie che altrove avrebbero definito 'da prima pagina'. Notizie bomba, sbalorditive per la loro portata. Come quando venne fuori che la società Halliburton del vicepresidente Dick Cheney (che vendeva tecnologia nucleare all'Iran e si era aggiudicata il contratto nazionale per la costruzione di centri di detenzione) durante la guerra in Iraq aumentò il valore delle proprie azioni del 3000%. E non venne scritta nemmeno una riga.