È morto Giuseppe De Donno. Il primario eroe.

Il primario del Poma di Mantova che l’anno scorso era salito agli onori delle cronache perché aveva osato affermare di non aver avuto più decessi per C++++ grazie alla plasmaterapia ed è stato insultato e denigrato (per utilizzare una terapia che utilizzava con successo da vent’anni e che FUNZIONAVA, anche col sacro morbo, in modo economico e con zero controindicazioni) per averne difeso le qualità chiedendo che fosse introdotta nei protocolli sanitari.

E come ricorderete speranza gli mandò i Nas, poi venne sbertucciato da tutti e poi tornò (UN PRIMARIO DI PNEUMATOLOGIA) a fare il medico di base.

A quanto si apprende si sarebbe impiccato nella sua casa di Cuartatone. Lascia moglie e figli, un vuoto che accartoccia lo stomaco e una rabbia violenta che ribolle.

Un medico che sceglie di impiccarsi quando avrebbe potuto tranquillamente scegliere un cocktail di farmaci indolore. Una vita, evidentemente, controcorrente la sua. Troppo per essere credibile.

A prescindere da cosa sia davvero successo, ritengo formalmente responsabili di questa morte il governo italiano, tutti i giornali (a partire dal fatto quotidiano e naturalmente Repubblica) e tutte le televisioni (a partire
dalla Sette di Mentana) che hanno infangato uno stimato professionista distruggendone la reputazione e portandolo alla più “nera depressione”.

Ma per come la vedo io questo è un suicidio quanto lo era quello di David Rossi.

In ogni caso, anche se non foste stati voi, siete comunque i carnefici. Pagherete tutto.

Pagherete anche per la vita di uno dei (pochi) medici che si sono dimostrati veramente eroici in questa storia rivoltante. Uno che è andato contro tutto e tutti solo perché credeva (davvero) nella scienza e nelle cure che aveva sempre utilizzato. Sulla sua esperienza. Non sulle panzane di criminali come Burioni che non potevano allacciargli le scarpe sebbene fosse proprio all’altezza giusto per farlo.

Questo è un giorno nero per tutti. Lo spirito di De Donno lo dobbiamo portare con noi in manifestazione così come la sua memoria. Perchè si è rovinato la vita solo per fare la cosa giusta. E questo è l’esempio degli uomini probi. Degli eroi greci e del fato a cui vanno incontro consapevoli.

Per chi ha ancora gli occhi per vedere e per piangere, questa è l’ennesima conferma.

Anche se lasciamo scorrere le lacrime è tempo che esse cadano sui i nostri pugni chiusi e pronti a combattere.