Prospettive Distorte e Controstorie

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Bentornati all’angolo di “Sì ma, qual è il tuo curriculum scientifico?” come oramai mi chiede ossessivamente anche il ragazzo pachistano che vende ortofrutta sotto casa.

Oggi vorrei provare a raccontare dall’alto della mia laurea serale al Cepu, di un pazzo complottista di quelli ante-litteram, che una persona scientificamente istruita e garbata sa benissimo che per forza doveva essere un eroinomane che rubava televisori per una dose.

Sto parlando dell’antiscientifico troglodita (forse persino leghista) IVAN ILLICH.

Un filosofo talmente suonato da aver osato scrivere addirittura un libro (ma sicuramente lo hanno aiutato) che fece scalpore in ambito scientifico nel lontano 1970 per la sua presa di posizione contro il sistema sanitario dei paesi occidentali: Nemesi medica.

Ohibò, che schizzato che doveva essere questo teologo, poliglotta e storico. Pazzo da legare. Così tanto che quando gli diagnosticarono un tumore alla parotide (guancia) in linea con quanto pensava, decise di non curarlo. E campò altri vent’anni.
Schizzato, dunque, e pure culone!

D’altra parte se la pigliava con la Medicina come se fosse sua cognata, quindi figurati che cerebroleso che crede nei gombloddi di Q-anna, che poteva essere!

Pensate che questo tizio, che si era formato da giovane anche in Italia come molti grandi trogloditi, era talmente scoppiato che ebbe il coraggio di scrivere nero su bianco di un nuovo tipo di epidemia. Di una nuova ‘malattia’ che lui definì IATROGENESI (da iatros in greco: medico).

Cioè la ‘pandemia’ che crea la gestione professionalizzata della Salute.

Illich cinquant’anni fa parlò di un punto di non ritorno. Un punto che secondo lui era già stato raggiunto quando scriveva e a causa del quale le controindicazioni del sistema di cure professionalizzato superavano i benefici delle stesse.

Perchè “l’assistenza sanitaria è una impresa generatrice di malattia, perché ha convertito la sopravvivenza umana nel risultato di una manipolazione tecnica”.

Ammazza ahò, che boiate pazzesche! Se le avesse sentite Bassetti gli sarebbero tornati i capelli!

Illich, pensate, delirava di tre tipi di Iatrogenesi:

 In quella CLINICA sottolineava che le cure professionalizzate funzionassero a loro volta da agenti patogeni. Spesso, infatti, come spiega dettagliatamente con svariati esempi (nella seconda parte di Nemesi Medica), sono farmaci, medici, diagnosi errate e ospedali a causare morte, malattie, distruzione e invasioni barbariche di vario tipo, ancora più di batteri, virus o altre cause note. Quando ho letto questo passaggio mi sono detto che doveva essere inciampato dentro una tanica di grappa. Poi qualche mese fa, mi è caduto l’occhio su un dato sconvolgente.
Sapete qual è la terza causa di morte in assoluto in Usa e in Europa dopo infarti e tumori?
I decessi le cui cause sono la sommatoria di errori terapeutici, cure non necessarie, diagnosi sbagliate, operazioni andate male o inutili.
In due parole: proprio la iatrogenesi clinica.

La seconda Iatrogenesi di cui parla, quella SOCIALE, si manifesta attraverso i sintomi di supermedicalizzazione sociale, quando la cura della salute si tramuta in un articolo standardizzato uguale per tutti (che pure siamo simili ma tutti diversi), come se fosse un prodotto industriale (perché tale è), stabilendo ed escludendo, inoltre, la "devianza" rispetto al concetto di salute (quindi quale sia la linea di demarcazione tra ortodossia e “follia” antiscientifica..).

Che per caso vi ricorda un siero sperimentale che verrà finito di testare nel 2023 ma che nel frattempo vogliono dare a vecchi, donne e bambini senza distinzioni?
Se sì, è perché siete malati di mente che sanno dodici lingue come Illich. Quindi complimenti perché il croato è difficile.

La Iatrogenesi SOCIALE diceva Illich non è mai priva di CONNOTAZIONI POLITICHE poiché il buon Ivan quando non sniffava diserbante riconosceva nella Medicina una strumento egemonico e dunque politico, che attraverso l'imperialismo diagnostico priva le persone dall’intervenire sulla propria salute modificando ciò che davvero provoca loro il disagio.
Infatti secondo Illich la Medicina avrebbe assunto una funzione MEDIATRICE.

La Medicina e il sistema sanitario, diceva, renderebbero accettabile per le persone che le sofferenze siano quelle inflitte dal sistema industriale (dal sistema di sviluppo, dalla tecnologia aggiungo io). Perchè la farmacologia e la medicina occidentale curano la sofferenza (soprattutto a carattere sintomatico) ma, facendolo, occultano le reali cause di questa sofferenza.

E qui arriva la terza tipologia di iatrogenesi quella CULTURALE. Perchè la iatrogenesi è un problema politico e sociale e di conseguenza diventa anche un disastro culturale e antropologico perché la medicalizzazione e la farmacologia "distruggono nella gente la volontà di soffrire la propria condizione reale". Cioè di percepire la vera essenza della vita che è fatta, ahinoi MA perfortuna, anche di sofferenza. La civiltà medica ha ridotto il dolore a problema tecnico e lo ha privato del significato personale, trattandolo allo stesso modo per tutti, quando invece esso è il sintomo di un confronto con la realtà.

Queste sarebbero le tipologie pandemiche che già stavano prendendo largo negli anni 70 e nel futuro che vedeva Illich. Che poi è il nostro presente.

WOW. 
Doveva essere proprio un disagiato che si addormentava in stazione senza uno straccio di dottorato scientifico, questo Illich!
Me li immagino i Burioni dell’epoca, i Mentana degli anni ‘70 (suo padre?): l’avranno sbranato vivo!

Dove sono le sue pubblicazioni peer to peer Sig. Illich? Ce l’ha un master in zanzarologia per aprire bocca?


MancHego

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In "Things fall apart", (in italiano: Le cose crollano) lo scrittore nigeriano Chinua Achebe racconta la repentina e inesorabile distruzione del sistema sociale di una tribù africana igbo, travolta dall’arrivo dei colonialisti inglesi nel golfo del Niger.

La grandezza del romanzo di Achebe sta (anche) nella scelta di non mostrare tanto gli effetti della penetrazione armata inglese, quanto di soffermarsi piuttosto sugli effetti della loro penetrazione culturale, vera artefice della disgregazione del villaggio.

Come se fosse un monito per le future generazioni Achebe spiega in modo inequivocabile che NON fu l’occupazione militare a fare a pezzi un sistema sociale che aveva resistito per secoli in uno stato praticamente ‘naturale’ (basato sulla convivenza con la natura e sul concetto di responsabilità piuttosto che di pena) fino all’inizio del novecento.

No. A bombardare davvero quel sistema fu la nuova ideologia che l’uomo bianco si portava addosso come la peste.

Non furono le armi, i raggiri e gli inganni o la superiorità tecnologica a spazzare via tradizioni e usanze millenarie, ma la nuova ideologia del XX secolo (cristiana e capitalista). Furono gli dei cristiani ad allontanare i figli dai padri, furono le promesse di un cambiamento, di un nuovo ordine, sia morale che tecnologico, a convincere molti che esso fosse necessario, nonostante non avessero alcun mezzo per percepire davvero cosa fosse questo cambiamento e cosa avrebbe significato.

Fu la nuova ideologia a deprimere inesorabilmente l’intero clan, fu la nuova cultura che come un vento sconosciuto disgregava gli affetti e ridicolizzava le tradizioni creando sbandamento e isolamento.

Fu lo spirito del nuovo corso storico che andava instaurandosi, insomma, ad avvelenare mortalmente gli igbo, disgregandoli per sempre.

Il suo romanzo, in questo tempo moderno in cui tutto crolla sotto i nostri occhi senza che si alzi un alito di polvere, mi ronza continuamente in testa. Forse perchè esattamente come gli igbo anche noi, oggi, ci ritroviamo a fronteggiare inermi un misterioso vento che pare venire da lontano. Il soffio di uno storico cambiamento ideologico che minaccia la nostra esistenza per come la conoscevamo prima. Un cambiamento che, in un certo senso, ripristinerà la torre di Babele, rendendoci tutti sudditi di un unico sistema che parla la stessa lingua, che adora la stessa medesima divinità, sotto un unico sole. Una divinità che in quanto tale, e sebbene si professi laica, rispetta i capricci divini degli dei assolutisti del passato ed esige l’abbandono delle precedenti tradizioni e dei nostri modi di vivere e intendere la vita.

Perchè l’ondata vera che ci sta sommergendo, non è quella del terzo capitolo della pandemia. Ma quella del tecno-scientismo, una nuova religione laica, ma altrettanto spietatamente dogmatica, che promette miracoli scientifici e un futuro mondo perfetto regolato dalla programmazione tecnologica (proprio come il Cristianesimo che prometteva la vita eterna) che i fedeli danno intimamente per scontato come prospettiva salvifica così come i fedeli davano per scontato il paradiso.

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Non faccio nemmeno in tempo a finire di incazzarmi per come NON ci incazziamo e di protestare per come NON protestiamo tutti dalla stessa parte, che mi arrivano notizie/racconti che sono come un bombardamento al napalm sulle mie già vane speranze.

Magari sono io che sono troppo pessimista, eh! O forse devo essermi perso un paio di corsi di aggiornamento di protesta sindacale 2.0, perché, ancora adesso proprio non riesco a spiegarmi cosa diavolo avessero in testa i dirigenti delle sigle sindacali SLC, CGIL, FISTEL, CISL, UILCOM e UIL il 23 febbraio scorso.
Davvero! Lo ritengo uno dei grandi misteri dell’umanità tipo le piramidi, la sessualità di Michael Jackson e la correlazione tra i nei di Bruno Vespa e il quadro astrale.
Però peggio! Perché perché qui si sprofonda in una scena talmente demenziale che un film dei Vanzina in confronto sembra Bergman.

Praticamente succede che a fine febbraio, le suddette sigle sindacali vogliano organizzare una manifestazione di protesta (recita il loro comunicato) “contro l’agonia di Teatri, Cinema, Produzioni culturali ed attività sportive”.
E uno si dice: Era ora perdincibacco! (l’espressione potrebbe essere stata un’altra)
Solo che il caso vuole che il 23 febbraio scorso, proprio il giorno della manifestazione organizzata (si fa per dire) in Piazza Pasolini a Bologna, l’Emilia Romagna passi in zona arancione (quando fino ad allora eravamo paralizzati in un daltonismo che si limitava al rosso e al giallo).
Solo che in questo nuovo stadio paranoico-cromatico è vietato alle delegazioni regionali di raggiungere Bologna perché è richiesta una “rigida stanzialità” ed è imposto un “rigoroso distanziamento” che naturalmente dimezza violentemente le possibilità di partecipazione.

Ora, all’esame in Scienza dello Sciopero Moderno mi hanno bocciato due volte, quindi probabilmente il mio cervello non è abbastanza fine per capire le tecniche di protesta civile di CGL, CISL e UIL che sicuramente si rifanno alla scuola socialista della repubblica dello Stikazzingan. Però avendo ancora un idea evidentemente arcaica della protesta, sicuramente in modo anti-scientifico, continuo a pensare che quando qualcuno protesta, non è che debba per forza chiedere ed ottenere il permesso bollato e vidimato da parte di chi sarebbe il bersaglio della protesta.
Quindi non dico che le sigle avrebbero dovuto imbracciare il fucile e assaltare gli uffici della Regione per difendere il loro diritto a manifestare a fronte dell’ennesima e improvvisa strega comanda colori imposta da un giorno all’altro, eh!
No per l’amordiddio, che nessuno si infastidisca!!

Però cioè, ecco.. Mi sento umilmente di dire che potevano, non dico scendere in piazza lo stesso perchè sarebbe stato un atto terroristico, un vero e proprio attentato a volto coperto (per via delle mascherine) alla nostra società, ai nostri nonni e soprattutto alla loro memoria infangata da noi negazionisti;
ma ecco, francamente almeno, io avrei evitato di annunciare l’annullamento della manifestazione in Piazza Pasolini per sostituirla con una “MANIFESTAZIONE DI PROTESTA VIA ZOOM”.

Lo ripeto perché se c’è qualcuno che vuole spiegarmi che cazzo significa PRESIDIO VIA ZOOM, mi consentirebbe di tornare a dormire la notte. Perchè se non sbaglio il termine presidio in sé implica una PRESENZA in un luogo. Il presidio in un NON-LUOGO come l’etere non è protesta è satira talmente squisitamente demenziale che non fa nemmeno ridere.
Cioè UIL CISL e co. per protestare contro le misure che di contenimento che chiudono le attività e mettono in ginocchio arte, spettacolo e i lavoratori del settore, sono rimasti chiusi a casa davanti allo schermo a rispettare le misure di contenimento.
Capito? Sì? No, perché io no.

Evidentemente non ha capito cosa volessero fare nemmeno il Dio dei manifestanti. Perchè sapete come è andata a finire questa eroica protesta dall’incommensurabile valore civico e umano per difendere a ogni costo il diritto al lavoro della gente dello spettacolo, via Zoom?
È finita che un hacker ha ‘bucato il link’ e si è intromesso sul segnale video della ‘manifestazione’. Così per diversi minuti quei pochi sfigati che hanno avuto il coraggio di partecipare a un “presidio” on-line sono stati giustamente puniti dall'ira divina beccandosi una serie di video porno e di svastiche che l'hacker ha sparato a profusione fino a che gli organizzatori non hanno deciso mestamente di interrompere il collegamento.

Io ho finito le parole.

Ma quando c’era Cicciolina le porno manifestazioni le facevamo meglio.

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Se vi chiedete perché oggi dubitare sull’opportunità di inocularsi un vaccino sperimentato per pochi mesi per combattere una malattia che presenta il 95% di lievemente sintomatici/asintomatici e che uccide 82enni, sia diventato, invece che un elementare esercizio di prudenza, una improbabile bestemmia frutto dei deliri antiscientifici, è forse perché, in primo luogo, vi siete dimenticati che le nostre più intime convinzioni sono solo frutto dell’industria culturale che plasma il nostro sapere e la nostra coscienza attraverso prospettive, immagini e simboli resi impenetrabili (magici) dalla mistificazione del monopolio tecnologico.

In secondo luogo perché non avete ascoltato bene alcuni passaggi della brillante interrogazione al congresso degli Stati Uniti di Mark Zuckerberg nel 2019. Una farsa giustificata dal quel film demenziale a basso costo chiamato “Russiagate” (ma i complotti si chiamano così solo se non sono di area democratica) ma a cui va riconosciuto il merito di aver consentito a certe dinamiche interne di Fb di essere spiegate (poco e male) dal CEO del social più famoso del mondo in persona.

Per esempio questa interrogazione, nel link qui sotto, del senatore repubblicano (e quindi cialtrone ignorante razzista a prescindere da quello che dica) Bill Posey che citando fonti del dipartimento spiegò che gli Stati Uniti hanno pagato ben 4 miliardi di dollari di compensazioni a persone danneggiate dalle vaccinazioni (ma sicuramente sono balle complottiste come l’esistenza stesso di questo fondo americano pagato dai contribuenti, per coprire le compensazioni da vaccinazioni al posto delle case farmaceutiche) e poi chiese a Mark se fosse sicuro-sicuro che la sua creatura rispettasse la libertà di pensiero dei propri utenti lasciandoli esprimere e postare liberamente contenuti anche anti-vaccinisti.

Nella risposta il gagliardo Zuck prima assicurò, balbettando, che il suo social rispetta le convinzioni di tutti e che sarebbe assolutamente sbagliato non lasciare che gli utenti postino i contenuti che vogliono (lo dice davvero a min.2.30) poi gli scappò inesorabilmente la verità. Cioè che la “comunità” (quale non si sa bene) avrebbe espresso il desiderio di limitare il diffondersi delle terribili fake news dell’internette e loro abbiano semplicemente obbedito a questo grido di giustizia straziante.

Per questo il suo team in California, negli ultimi anni, si è “focalizzato sulla lotta alla pericolosa disinformazione capace di causare danni all’utente con notizie sulla salute ingannevoli” (di quel periodo storico parliamo ampiamente nel docufilm POST-TRUTH).

Ma al contrario di quanto dica l’amabile Zuck nell’interrogazione, agli utenti sul suo social è davvero impedito di condividere contenuti di area cosiddetta Novax. Come peraltro sa benissimo chiunque abbia frequentato il social-blu-mondo negli ultimi anni e le imperscrutabili e immanenti sacre “Regole della Community”, in cui un algoritmo orwelliano decide ciò che è vero o falso (in base a quanto dice la CNN) ed elegge a santi inquisitori 2.0 un manipolo di programmatori californiani prodighi alla censura di qualsiasi -anche minima- eresia alla sacra dottrina della tecno-scienza (im)perfetta.

Ma tutto è legittimo per salvaguardare l’idea zuckerberghiana di democrazia digitale. Il fine giustifica i mezzi. Perchè da quanto capisce lui il pubblico consenso scientifico ritiene importante che la gente si vaccini”. E se lo ritiene importante lui, chi sei tu (si deve essere chiesto il povero, si fa per dire, Zuck) per non calare un po’ la mannaia di una sana censura su qualsiasi informazione che critichi anche solo il taglio dei capelli in voga nelle multinazionali del farmaco?

Da qui a novax merda, senza alcun diritto di replica, è stato un attimo.

Ma mica solo su Fb, sia chiaro. Su Youtube è introvabile (perché viene costantemente ricaricato e ri-eliminato) il film Vaxxed (sponsorizzato e supportato da un certo Robert De Niro e cancellato senza preavviso dal Festival di Cinema di Tribeca). Nella vorticosa accelerazione prospettica senza precedenti di questo ultimo anno, infatti, le idee ormai si sono lasciate alle spalle la propria forma fluida e in divenire per rintanarsi in una roccaforte logica in cui il loro significato è sigillato (per sempre?) all’interno di un caveux di significanze gestito dai Mass Media.

All’interno di quel caveux ideologico c’è spazio solo per idee assolute e inscalfibili, composte di definiti sinonimi e contrari che non lasciano spazi a sfumature. Queste regole non scritte (dualistiche) di cui i social sono intrisi incidono visceralmente sulle nostre convinzioni più di quanto riusciamo ad ammettere. Basti pensare, ad esempio, che la maggioranza di noi (l’ho fatto anche io per un bel po’) cataloghi come panzane complottiste qualsivoglia istanza per il diritto a una vaccinazione volontaria e informata (perché così traspare dal messaggio mediatico), mentre giudici e tribunali americani e italiani hanno dimostrato di ritenere alcuni cicli di vaccinazioni colpevoli delle accuse rivolte loro.

https://www.youtube.com/watch?v=yvyFSEs7Zv0

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Nel mondo di prima, se qualcuno ti avesse detto che dovevi andare in giro con una mascherina e che dovevano portarla anche i tuoi figli, lo avresti minacciato di morte. E le autorità ti avrebbero dato ragione.

Il mondo di prima c'è ancora. Qua e là intorno a noi. Solo che non lo vediamo. Uno di questi mondi di prima si chiama SVEZIA.
Così capita che in questo mondo di prima un gruppo PRO-MASK (che vuole che gli svedesi inizino a mettere le mascherine) denominato Mewas venga giustamente visto come un pericoloso gruppo di sovvertitori complottisti "che minacciano la democrazia", venga denunciato pubblicamente dalla Sanità Pubblica, lapidato dai Mass Media e i suoi membri ricevano minacce di morte da privati cittadini svedesi.

Nel mondo di prima tutto ciò è giusto e sacrosanto. Si chiama procurato allarme.
Così come il fatto che questo, come lo definisce il CorSera, "partito di esperti non svedesi" (!!) a quel punto abbia (giustamente) deciso di telare e tornare di corsa nel proprio paese di origine. A partire dal fondatore Begg in l'Irlanda.

Il mondo di prima c'è ancora. Si chiama anche SVEZIA.
Lì se vuoi convincere la gente a mettere delle mascherine chirurgiche cancerogene vieni perseguitato. Se vuoi che i bambini si mascherino e vuoi impedire loro di andare a scuola in PRESENZA si incazzano.
Assurdo, eh?

QUI invece nel mondo dei responsabili,
la (si fa per dire) giornalista del Corriere della Sera, olga mascolo, in un italiano zoppicante e sintatticamente disastroso, lamenta l'assurda decisione della Svezia di imporre "l’obbligo per gli studenti di andare fisicamente a scuola sotto i 16 anni (devono essere matti!) e (il meglio deve venire) senza potere usufruire della didattica a distanza".

Perchè perdersi la DAD è una cazzo di opportunità sprecata, capito?!
Andare a scuola è da sfigati.

Leggetevi l'articolo di olga del Corsera perchè è un ottovolante di controsensi, docce ghiacciate di frasi sconnesse, dissonanze cognitive come un campo minato che meriterebbero studi linguistico/cognitivi approfonditi e anche un bel ripasso di grammatica.

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1-Prima fanno il lockdown a febbraio per arginare la prima ondata e impedire la seconda.
Risultato: i contagi aumentano comunque fino a marzo inoltrato e poi crollano da aprile come per qualsiasi malattia respiratoria/influenzale.

2-Allora impongono distanziamento e mascherine per prevenire la seconda ondata che tutti sapevamo (senza l’ausilio della scienza, ma solo dell’esperienza) sarebbe arrivata a ottobre/novembre. Risultato: i contagi risalgono a ottobre e novembre nonostante 8 mesi di mascherine e distanziamento.

3-Allora fanno un semi-lockdown a novembre per arginare la seconda ondata che doveva essere impedita dall’utilizzo dei “dispositivi di sicurezza” dell’estate.
Risultato: i contagi continuano a salire fino a un lieve calo fisiologico di dicembre (che moltissimi "complottisti" dall'alto della loro ignoranza avevano anticipato)

4-Così, mantengono distanziamento, mascherine e divieto di spostamenti per prevenire la terza ondata che tutti sanno arriverà a febbraio ma che dobbiamo impedire con l’utilizzo dei “dispositivi di sicurezza” durante il periodo natalizio.
Risultato: i contagi risaliranno comunque a gennaio/febbraio e ad aprile crolleranno come succede con l’influenza ogni anno.

5-Infine (?) rifanno un altro (semi) lockdown tra febbraio e marzo per prevenire la quarta ondata che tutti sanno arriverà a ottobre/novembre del 2021 e che deve essere impedita dall’utilizzo dei dispositivi di sicurezza di Natale, pasqua ed estate prossima.

E così via.

Per come la vede un caprone complottista, le cose sono due:
O, come ripetuto da aprile da diversi disagiati come me, il lockdown e persino l’uso delle mascherine non alterano la curva dei contagi (come si evince dai grafici delle curve epidemiologiche di tutte le nazioni messe a confronto che rimangono sempre le medesime a prescindere dalle misure di restrizione adottate);
o (sempre come detto dai 'complottisti') il contagio c**** funziona esattamente come una normale influenza. Cioè è stagionale.
E quindi mettere le mascherine questa estate al mare, il distanziamento, le scuole chiuse, la serrata dei locali e l’affossamento dell’industria del turismo (e tutto il resto) sono e restano una cagata pazzesca.

Soprattutto se come anticipato, questi ‘dispositivi di sicurezza’ non verranno dismessi nemmeno a fronte di un vaccino.
Perché è ovvio, no? Se ti fai il vaccino devi continuare a temere la malattia per cui ti sei vaccinato. Cosa c’è di strano?

Fate pace col cervello, diosanto.

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Per prima cosa voglio dire che non sono contro la scienza. Nessuno è così deficiente. Nemmeno io. Anzi trovo incredibile che debba fare una premessa del genere. Non ce l’ho con la scienza e non ce l’ho nemmeno con gli scientisti.

Semplicemente mi dispiace per loro che, poveretti, non si rendono conto che la scienza per cui tifano come se fosse il Milan, non può essere una entità infallibile in cui avere fede come con la madonna. E pure lei a volte sbaglia. E ciò perché la scienza è semplicemente un procedimento razionale umano, non un dono calato da una Verità divina iperuranica.
Ma ciò che dispiace di più è vedere adulti che da anni vantano il pollice opponibile, che ancora non hanno capito che, come per OGNI attività umana, anche la scienza obbedisce ciecamente a logiche puramente economiche. E che forse (ma forse forse eh) dopo oltre cento anni di rivoluzione industriale perpetua, dovremmo iniziare a parlare di scienza e tecnologia capitaliste. Di scienza come funzione esponenziale del capitalismo. Non di scienza e basta.
Ebbene se per voi questo assioma è palese è perchè non vi addentrate, come il sottoscritto quando soffre di insonnia, nei meandri del webbe a nominare invano nomi di tecno-apostoli per perculare i fan di Lorenzo Tosa.
Vi assicuro che in quegli angusti tabernacoli social, gli scientisti esistono davvero, non sono solo il frutto dei deliri di Selvaggia Lucarelli (quella dei vaccini che hanno avuto 0 reazioni allergiche – quando in realtà siamo il primo paese in Europa a oltre 7000) e non stanno solo in tv.
“Sono intorno a noi e si sentono meglio” come rappava Frankie Hi-Nrg.

I fanatici tecno-religiosi sono facilmente riconoscibili perché sono tra i pochi capaci di ripetere per giorni, senza interruzioni, che il progresso e la scienza hanno ‘salvato’ l’universo mentre indossano una maglietta con il volto truce (ma dolcissimissimo) di Greta Thurnberg.
Avete presente la ragazzina svedese che diceva che il mondo intero esploderà in una bomba di merda a causa del mondo intero?

Il paradosso dei tecno-fedeli che oggi invocano vaccinazioni obbligatorie con prodotti farmaceutici non testati perché così vuole la scienza, è che si ritrovano impantanati in un baratro (ideo)logico. Perché sono tendenzialmente anche gli stessi che si strappavano i capelli per la piccola Greta a emissioni zero in panfili a sei zero. Senza rendersi conto che se gli esseri umani hanno trasformato l’unico pianeta che hanno a disposizione in un fungo di merda radioattiva (anche se Greta forse ha usato parole diverse), è solo ed esclusivamente a causa del progresso scientifico.

Se vi fermate solo per un secondo a pensare, prima della rivoluzione industriale l’uomo non poteva nemmeno immaginare di raggiungere le vette di auto-defecazione tossica casalinga raggiunte grazie al “progresso scientifico” degli ultimi 120 anni.

Se l’aria che respiriamo è nociva per il nostro organismo lo dobbiamo alla raffinazione chimica del petrolio e a suo utilizzo massivo, dopo quello del carbone, nell’industria pesante, nella meccanica agricola e nei trasporti. È grazie alla tecnologia se ci sono gli altiforni e le polveri sottili che abbiamo respirato per anni e senza distanziamento. È grazie alla siderurgia, al CO2 generato dall’Agrifood o dall’industria farmaceutica (Bayer è la compagnia prima produttrice di CO2 al mondo) che abbiamo l’inquinamento atmosferico e un aumento dei problemi respiratori che tanto sono stati nocivi (sempre secondo la scienza) in combinato con il C+++.
É grazie alla scienza che abbiamo bei posticini salubri come l’Ilva (a proposito qualcuno sa se prima della pandemia a Taranto c’era l’obbligo di indossare la mascherina?)

Da quanto ne sappiamo, se i ghiacciai si scioglieranno a causa del surriscaldamento globale causato dall’inquinamento e le acque ci sommergeranno affogandoci tutti entro il 2080, anche questo lo dovete al progresso scientifico.

E ancora. è grazie alla scienza chimica che abbiamo i solventi e i coloranti, l’industria tessile e il suo mostruoso impatto ambientale, è grazie alla chimica che abbiamo la plastica e tutti i suoi derivati che tanto bene fanno all’ambiente e che stanno modificano gli eco-sistemi entrando nella catena alimentare degli animali, e di conseguenza, nella nostra. È la scienza che lo ha fatto. Mica Dio. Lui non si era mai permesso.

Se gli oceani stanno morendo uccisi dagli scarichi industriali, avvelenati dai disastri ambientali delle gigantesche petroliere, dalle tratte delle navi da crociera, depredati dalla pesca intensiva meccanizzata e dai liquami degli allevamenti scaricati in mare da fiumi tossici, è sempre grazie alla scienza.

Se il fenomeno della desertificazione cresce inesorabilmente, dovete ringraziare le tecnologie meccaniche di disboscamento massivo, le deviazione dei fiumi, la cementificazione selvaggia sempre più rapida e inarrestabile perché meccanizzata, la modifica architettonica del mondo perché si pieghi alle nostre esigenze.

È grazie alla scienza se tutto quello che mangiate ha lo stesso sapore. Alla agrotecnica, alla factory farming, cioè all’industrializzazione (rigorosamente scientifica) del processo produttivo in serie di ogni dannata cosa che ingoiamo. Senza la chimica, la biologia, la genetica, la programmazione scientifica, la farmacologia veterinaria e gli antibiotici, forse il nostro cibo avrebbe il sapore di un tempo, ma vuoi mettere con la soddisfazione di potersi permettere di gettarne nell’immondizia, ogni anno, 20 milioni di tonnellate (solo in Italia)?

É grazie alla scienza che abbiamo raccolti abbondanti e libertà di sprecare.
I raccolti vengono cosparsi di scienza. Una scienza che sa avere tanti nomi. Agente Orange durante la guerra in Vietnam, DDT dagli anni quaranta ai settanta, Roundup oggi. Che fa meno paura di glifosato ma è comunque un prodotto della Monsanto-Bayer che provoca alterazioni genetiche negli animali ed è cancerogeno per l’uomo. Per fortuna che la scienza e l’Unione Europea hanno scientificamente più volte sentenziato con i propri organismi che non ci fossero evidenze sulla pericolosità del glifosato fino a che un tribunale di San Francisco non ha comminato a Monsanto una pena da 289 milioni di dollari proprio come risarcimento per i danni mortali causati dai suoi prodotti su un giardiniere (naturalmente questa storia non è assolutamente vera perché la scienza non uccide mai).

Se negli Stati Uniti e in Europa i farmaci e gli errori medici sono la terza più importante causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e il cancro, lo dovete alla scienza e all’ospedalizzazione.

Scienziati negli anni 50 assicuravano che fumare non facesse male. Fino a pochi anni fa spergiuravano che la carne fosse la base di una dieta sana ed equilibrata.
Ad inizio novecento le case farmaceutiche raccomandavano e vendevano etere ed eroina. Le case farmaceutiche hanno inventato tutti i tipi di droga sintetica che tanto vi spaventano quando vengono utilizzate dai vostri figli nelle discoteche.

Cioè, il Nobel per la scienza lo danno in nome di uno che ha inventato la dinamite e voi ancora avete il coraggio di richiedere il suo intervento divino e salvifico??

Alla stessa scienza ha devastato non solo l’ambiente, ma anche la nostra società?! La disoccupazione galoppante? Mica ce l’avremmo senza l’automazione! È grazie alla tecnologia che oggi si possono fare in un decimo del personale i lavori che prima si facevano in migliaia di lavoratori e se dal 1850 ad oggi si è passato da oltre il 60% della forza lavoro dedita all’agricoltura al 3,8% di oggi, ma producendo molto di più. E nell’industria pensate che sia diverso? O nel terziario? E poi vi chiedete perché c’è la crisi e non c’è lavoro. È grazie alla tecnologia, alla scienza che crea efficiente disoccupazione.

Ah, e poi la bomba atomica? È scienza.
Potrei andare avanti per ore ma non vi convincerei.

Forse perché non ho le treccine e un bel broncetto televisivo come Greta, o forse perché non si vuole accettare l’ovvio che riguarda ogni singolo aspetto della nostra vita, mentre noi ancora fatichiamo a capire come funziona il pollice opponibile.


(immagine rubata alla Chiesa Scientista Italiana su FB)

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In questo gioioso periodo storico che ricorda tanto i bei tempi andati del maccartismo e della Santa Inquisizione, a noi complottisti da quattro soldi tocca spesso di interpretare la parte delle streghe. La cosa non mi darebbe troppo fastidio, se non fosse che poi finisce che ti danno fuoco.
Ma visto che personalmente c’ho la tessera del partito complottista fin dal 1992, giova ricordare, anche per la mia incolumità, che di intrighi e artifici incredibili (di quelli che poi ti dicono subito “sì vabbè gombloddo!”) la storia è piena, con buona pace dei “casualisti”.

Poi certo c’abbiamo diversi problemi, dobbiamo ammetterlo. Uno riguarda sicuramente la nostra celebre psicosi sulla CIA e sull’FBI che noi complottari pieni di grappa immaginiamo dietro a tutto, anche dietro al perché ci ha lasciato la fidanzata. Mentre le persone normali e equilibrate, invece, sanno benissimo che sono due agenzie che non esistono.

Probabilmente la CIA e l’FBI non sono esistite davvero fino al 1972. Almeno per una parte dell’opinione pubblica americana. Fino a quando il grande pubblico scoprì, a seguito del loro indimenticabile ruolo interpretato nello scandalo Watergate, quanto fosse importante la prima parola e molto poco l’ultima del motto dell’FBI: “Fidelity, Bravery, Integrity” .
Da ciò che era affiorato, avevano mostrato una naturalezza tale (o una consolidata abitudine) in effrazioni, abusi di ufficio, insabbiamenti e mistificazioni, che divenne agli occhi della politica statunitense necessario cercare di ripulire ‘alla buona’ l’immagine delle istituzioni ‘democratiche’.
Così dopo il polverone, nel 1975 vennero create le commissioni Pike alla Camera e Church al Senato per indagare sulle attività illecite di questi due circoli privati pagati dai contribuenti.
Un’idea grottescamente suicida.

Dai sicuramente falsi svariati dossier che le due commissioni esaminarono, emersero alcuni dei seguenti fatti che sicuramente vennero a galla perche le commissioni erano infiltrate di malati complottisti ante-litteram:

-La CIA conduceva operazioni di ogni genere senza badare a confini o giurisdizioni. Dagli omicidi, ai complotti per ordire colpi di stato in Sudamerica e Africa, a quelli per uccidere Castro.
-Nel 1971 la CIA introdusse a Cuba il virus africano del colera dei suini, che causò l’abbattimento di mezzo milioni di animali malati. Ma è troppo da complottisti pensare che qualcuno possa creare un evento pandemico per interessi. Quindi sicuramente non sarà mai accaduto.
-Perchè fosse troppo incredibile perché qualcuno potesse crederci, negli anni 50 la CIA aveva somministrato LSD a cittadini americani ignari, solo per provarne gli effetti. Uno scienziato dopo che un agente gli aveva fatto provare una dose era saltato da un finestra di un albergo a New York.
-L’FBI aveva, come da tradizione, sabotato e tentato di distruggere ogni gruppo radicale o di sinistra che si affacciava sulla scena politica.
-L’FBI aveva inviato lettere false e compiuto furti con scasso (tra il ‘60 e il ‘66 circa 92)
-Sempre l’FBI si era prodigata in cazzabubbole come ordire l’assassinio di Fred Hampton delle Black Panthers (e metà del black party). Ma.. son cose da ragazzi, suvvia!

E il bello è che questi sono solo i fatti ‘non censurati’ arrivati fino a noi, quindi quelli ritenuti più accettabili dall’opinione pubblica. Figuratevi quello che non hanno fatto trapelare.
Infatti quando i senatori dopo aver acquisito i dossier, si guardarono negli occhi atterriti ma dubbiosi come se qualcuno avesse mollato una loffia silenziosa, l’unica soluzione che venne loro in mente (per mantenere la consueta trasparenza) fu di far controllare l’inchiesta sulla CIA dalla CIA.
Tanto loro a ficcare il naso c’erano abituati.
Così la commissione propose di sottoporre ciò che avevano scoperto direttamente al quartier generale di Langley (Virginia) chiedendo cortesemente loro se ci fossero dati che, per gradire, avrebbero preferito censurare.
Indovinate se dissero di sì.
Ebbe maggiore “coraggio” la commissione Pike della camera che si rivelò integerrima nel proprio dossier negando qualsiasi confronto intermediario con le due agenzie ma votando senza timore perché i risultati del dossier venissero totalmente secretati. (Furbacchioni!)
Purtroppo per loro (e per la democrazia), grazie a una inopinata fuga di notizie, siamo oggi a conoscenza di parte di quanto contenuto in quel capolavoro complottista redatto dai senatori e dei deputati di Washington. Roba degna di un libro di DeLillo sotto acido scritto a 4 mani con Mazzucco normale. Roba che basta aprire una pagina e può trasformare in un complottista anche David Puente.

Grazie a Dio, per evitare che l'audience americano potesse in alcun modo indignarsi, a salvare l’ordinamento democratico accorsero gli eroici Mass Media, occultando tutto e convincendo le future generazioni di debunker che la verità sta solo negli organi di informazioni ufficiali. Mica nei libri di storia.
Infatti quando parte del contenuto dei rapporti trapelò attraverso un conduttore di un notiziario della CBS, Daniel Schorr, i giornali più importanti del paese (dal Times al Washington Post) non rilanciarono la notizia.
Né allora, né mai.

In compenso Schorr dopo pochi mesi fu sospeso dalla CBS per manifesto complottismo.
Ma solo perché, oggi come ieri, il complottismo non va mai di moda.

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Voglio in primis assicurarvi che no, non ce l’ho con la pissicologia. Per prima cosa perché, essendo un ignorantone anti-scientifico, non so nemmeno come si scriva e, poi , perché lo pissicanalista è un mestiere molto difficile che rispetto, sebbene lo riassumerei come: “un tizio con grossi problemi convinto di poter risolvere i problemi degli altri”.
Perchè come scriveva Karl Kraus: “La psicanalisi è una malattia mentale di cui ritiene essere la terapia”.

Comunque visto il successo odierno della psicoterapia e la sua tendenza a lasciarsi affascinare dal lato oscuro dell’Io, non ci si deve stupire se alcuni psicologi nel passato abbiano voluto cimentarsi con la sfida delle sfide: l’apparato umano più alienato e cerebro-contuso mai creato. Quei casi umani della Central Intelligence Agency (CIA).
Malati di mente talmente acclarati da aver trasformato la psicopatia in una professione legalmente riconosciuta in America, capace nel passato di somministrare l’LSD a cittadini ignari per divertimento e di esportare segretamente pandemie della suina a Cuba (vedi ultima “Storia talmente tanto complottista da essere vera”).
Di fronte a una sfida professionale (e umana) di questa portata gli psicologi James Elmer Mitchell e il collega Bruce Jessen nel 2002 cominciarono a collaborare con la CIA.
E voi direte: era ora! Dopo decenni di colpi di stato, omicidi, insabbiamenti, torture, avvelenamenti, e guerre segrete, un bel TSO non può che fare del bene a queste povere personalità multiple.

L’avevo pensato anche io. Poi in realtà ho scoperto che gli psicologi Mitchell e Jessen vennero assunti, a seguito dell’11 Settembre, non per curare i disturbi psichici degli agenti della CIA, ma per aiutare gli agenti della CIA a ‘curare’ chi disturbava.
Pareva che a Langley in Virginia fossero a corto di immaginazione per gli interrogatori. Così chiesero a Mitchell e Jessen di aiutarli a immaginare. Costo della loro consulenza professionale? Una commessa da 81 milioni di dollari.
D’altra parte, con buona pace dei “La scienzahh ha salvato l’universo”, il progresso scientifico naviga quasi sempre nella direzione di chi lo paga.
Poi in questo caso, diciamolo, se lo meritarono perchè gli esimi scienziati comportamentisti (?) rivoluzionarono con due/tre trovate terapeutiche, veramente innovative, il modo di fare psicoterapia moderna.
A loro, infatti, si deve il decalogo di “terapia psicanalitica” in 20 punti tutt’ora vigente alla CIA, tra i quali troviamo gemme (che Gustav Jung avrebbe certo invidiato loro) come la tecnica della privazione del sonno e la tecnica del waterboarding (la tortura dell’acqua) che sicuramente ha cambiato la vita in meglio al prigioniero di Guantanamo Khalid Sheikh Mohammed, che la subì da Mitchell in persona.
Sono cose che capitano quando si fa sperimentazione, cribbio! Stiamo comunque parlando di luminari della scienza comportamentale, il cui lavoro (insieme a quello nel programma di addestramento militare SERE) divenne un instant classic alla CIA che replicò di buon grado le sopraffine tecniche (fieramente made in USA) in Iraq e in tutti quei brutti posti in cui non amano la democrazia.

Così, non stupiamoci se sempre nel 2005 quando trapelò la notizia della collaborazione professionale tra psicologi ed esercito, l’Associazione Americana Psicologi (APA) , travolta dallo scandalo, attivò immediatamente e patriotticamente una commissione per esaminare quanto era accaduto.
Non tanto per il principio del “primum non nocere” (che anche oggi resta largamente e orgogliosamente disapplicato) ma piuttosto perchè non passasse questo brutto (e anti-economico) messaggio subliminale degli psicologi che invece di analizzare gli incubi, te li facevano vivere.
Vista la gravosa situazione per la categoria, dopo appena due giorni, la commissione giunse senza esitare a un verdetto storico e rigorosamente scientifico che in quanto tale era e resta inattaccabile.
I dieci membri conclusero che il ruolo svolto dagli psicologi nell’assistere i militari in azione fosse stato “prezioso ed etico”.
E quindi tutto apposto!

Peccato che poi, un anno dopo, venne fuori che sei dei nove membri votanti appartenevano all’esercito e alle agenzie di intelligence direttamente implicate a Guantanamo e nelle carceri segrete della CIA che agivano fuori dalla convezione di Ginevra.
Il loro contributo fu così “prezioso ed etico” che, dopo le numerose sollevazioni di psicologi che attaccarono la APA per le sue infiltrazioni politiche, il presidente della stessa, Alan E. Kazdin, nel 2008 dovette inviare al presidente George Bush una lettera ufficiale in cui lo informava che l’APA aveva cambiato politica e “proibiva agli psicologi qualsiasi coinvolgimento in interrogatori e in qualsiasi altra procedura in siti di detenzione”.

Ma sicuramente lo fece perché sapeva che in fondo "la psicanalisi è un mito tenuto in piedi dall’industria dei divani", come scrisse il professor Woody Allen.

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(post lungo ma molto interessante se vuoi sapere come giustificarti quando vieni beccato in castagna)

Ci sono momenti che sono registrati nelle menti di noi tutti come un marchio di fabbrica celato nei modelli della nostra generazione costruita e formata in catena di montaggio.
No, non sto parlando del ricordo perfetto di quando tua cugina ti fece toccare le tette. Sto parlando di quei momenti che le immagini, tanto temute da Walther Lippmann, hanno inoculato nel cervello di tutti noi. Eventi che sono il ricordo di uno, ma anche del tutto. Inteso come massa. Di tutti. Ricordi collettivi che, in quanto tali, sono "innestati", per dirla con Christopher Nolan.
Uno di questi è l'11 settembre 2001.
Quasi tutti ricordiamo quel giorno abbastanza nitidamente. O almeno così crediamo.
Dove eravamo, con chi, cosa stavamo facendo e, magari, persino cosa pensammo sul momento. Sono certo che anche tu te lo ricordi. E se non te lo ricordassi, tranquillo, ci penserà il tuo cervello a ricomporre i pezzi. Anche a costo di fare un po' confusione.

A quanto spiega un documentario che ho recentemente visto su Netflix (La mente rivelata – miniserie) ; anche se tutti noi crediamo di ricordare nitidamente e con dovizia di dettagli QUEL giorno (e tanti altri giorni), non lo ricordiamo per davvero.
Di certo non in ogni suo dettaglio. Anzi.
E quì arrivano gli scherzi della memoria e l'11 settembre. Chi se lo ricorda meglio di un newyorkese, l'11 settembre? Come può uno newyorkshire aver dimenticato un evento così spettacolare, così drammatico, così emozionale, così di "Impatto sulla Nazione" per come definirono questo criterio di notiziabilità i sociologi Galtung e Ruge? Cacchio, io ho visto delle vecchie che non sapevano nemmeno dove è New York che piangevano davanti allo schermo come se il nipote avesse detto loro di essere omosessuale! Come può uno newyorshire aver dimenticato quei momenti indelebili, critici e emotivamente così invasivi?
Beh, pensa un po', questi neuroscienziati di Netflix (che dev'essere una nuova specialistica) dicono che i newyorkesi non si ricordano un cazzo di quel giorno.

Ma non è colpa dei newyorkesi, poretti, che hanno già tanti problemi. Sarebbe proprio un bug della mente umana.
Succede che questi neurologi di Netflix abbiano intervistato a intervalli di tempo un gruppo di newyorkesi e sia venuto fuori che ciò che ricordavano del terribile e indimenticabile "9/11", sicuramente era stato terribile ma indimenticabile, no.
Per esempio una ragazza intervistata era talmente certa di ricordare il fumo nero del WTC che quel giorno passava davanti alla finestra di casa sua mentre studiava alla propria scrivania, che quando le hanno dimostrato che era fisicamente impossibile che la colonna di fumo potesse essere passata in quel quartiere per motivi puramente geografici, ha chiesto ed ottenuto di cucirsi da sola la camicia di forza. E, per fortuna che non le hanno detto che lei, addirittura, nemmeno ci viveva a New York quell'anno. Sennò i neuropsichici avrebbero un omicidio/suicidio sul groppone!
Il ricordo della ragazza, e di tantissimi altri intervistati, era totalmente inventato. Quel fumo l'aveva visto in tv.

Che significa? Che i vostri ricordi dell'11 Settembre non sono attendibili come credete e spesso sono persino generati da fattori esterni come i Mass Media.
I VOSTRI RICORDI, in generale, NON SONO ATTENDIBILI.
Il 50% di essi DETERIORANO in modo critico in un anno. Parola di neuroscienziato. Fidatevi, è così per tutti. Tranne che per la tua donna che invece lei ricorda tutto perfettamente, anche di quando non vi conoscevate. Quindi, ad eccezione di tua moglie, la maggior parte delle persone ricordano solo il succo della giornata o di un evento, ma non i dettagli.
Persino i nostri ricordi più significativi e personali, i ricordi che ci caratterizzano come individui (e che stranamente avvengono tutti e per tutti nel periodo tra l'adolescenza e la prima età adulta) possono cambiare nel tempo o essere addirittura totalmente inventati. E questo perchè, a quanto dicono quei terroristi di Netflix, memoria e immaginazione usano più o meno le stesse zone del cervello. E spesso si ritrovano a fondere realtà e fantasia.

E quindi come possiamo davvero sapere qualcosa? Come possiamo essere certi di ciò che conosciamo se i messaggi che vengono impacchettati per noi dai Mass Media sono intrisi della loro tipica superficialità e dei loro bubboni emozionali che distolgono dai fatti in quanto tali per spostare l'attenzione sulle emozioni? Come possiamo sapere se nemmeno riusciamo a ricordare correttamente i fatti perchè ci scivolano di mente come saponette dentro alle docce di una prigione?

Non possiamo essere certi di nulla. E ciò proprio perchè LE STORIE E L'EMOTIVITà sono il trucco più semplice che ha la mente umana per ricordare gli avvenimenti.
Pensaci. Appena una dozzina di persone in tutto il mondo (sicuramente gente che non ha Netflix a casa) riesce a ricordare le prime 20.000 cifre del Pi greco. Pochi eletti. Keanu Reeves della memoria. Ma come fanno?
Boh! Quel che so è che ci sono milioni di persone che hanno interpretato e memorizzato l'Amleto in tutte le sue battute. Oltre 50.000 lettere. Qual è la differenza? Le connessioni, le storie, la narrazione.
LA MEMORIA SI RAFFORZA CON LE STORIE. Il nostro cervello impegna più attenzione nei ricordi che sono sotto forma di racconto. Le archivia con più cura perchè ha più appigli per recuperarle. Più si associa, più si ricorda. E più si associa a strutture che già si possiedono e più è facile ricordare.
Ciò significa che la nostra capacità di RICORDARE è direttamente proporzionale alla nostra CAPACITà DI ORGANIZZARE LE INFORMAZIONI che assorbiamo. Chi ci riesce può fare cose incredibili. Anche più di fondare un partito per non andare in galera. Tipo ricordare serie numeriche di 500 numeri casuali nel tempo che io passo da quando suona la sveglia a quando mi alzo. Poco meno di un'ora. Questa gente ti racconta che per ricordare tutte queste informazioni le legano a storie, elementi personali e al loro vissuto emozionale.

Ed in questo nodo gordiano che si ficcano come vitel tonnè che risalgono la corrente i Mass Media. Sì, perchè proprio le caratteristiche che rafforzano i nostri ricordi (emotività e storie) tendono anche a modificarli, degradarli e renderli meno originali.

I ricordi emozionali, infatti, ci costringono a ricordare l'aspetto centrale ancorato alle sensazioni ma hanno anche il brutto difettuccio di eliminare i dettagli periferici che il nostro cervello 'scarta' perchè non crede determinanti rispetto al nucleo emozionale. Non possiamo ricordare ogni dettaglio dell'esperienza perchè i dettagli marginali (che ti parevano marginali o scevri di emotività, quindi anche certuni importanti) sono stati eliminati. E così ci ritroviamo a colmare quei vuoti, usando conoscenze pre-esistenti (leggere aprioristici), pregiudizi e opinioni pre-esistenti. Sempre parola di neuropsicotico, eh! Mica mia che sono solo psicotico. Ciò significa che i nostri RICORDI sono estremamente FLESSIBILI.
Tanto flessibili che hanno fatto pensare ai professionisti della comunicazione di poter sostituire i nostri vuoti mnemonici con strutture mnmoniche fornite da loro.

Dite che è roba da cretini , da film di fantasciaenza? Da Christopher Nolan?
Guardate che l'impianto di ricordi falsi c'è già stato. E senza stare a colonizzare i sogni della gente con Di Caprio o tirare fuori Bibbiano. Sono bastati un esperimento e dei volontari (dicasi anche cavie umane) che, incalzati dalle domande ad hoc di alcuni ricercatori, d'un tratto ricordavano di aver preso un the col principe Carlo o di aver commesso crimini che non avevano mai commesso. E per aver impiantato questo ricordo i neuropsicotici di Netflix dovrebbero essere denunciati alla Corte dell'Aia. Per il the con Carlo, intendo.

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