Mass Media e Giornalismo

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Non perderti l'ultima entusiasmante puntata di
"Zelensky interviene"

L'avvincente nuovo reality americano in cui nonappena si raggruppano un po' di persone a un evento (dalle 20 in sù- anche feste delle medie), si materializza improvvisamente un megaschermo da cui sbuca un comico (che finge di essere un capo di Stato) che chiede al pubblico di scatenare la terza guerra mondiale insieme lui.
E la gente applaude!

Cioè oh regaz, bellissimo! Dovete vederlo! Fa troppo ride'.

Ogni volta con formidabile acume, grazie a un illustre ghost writer eroinomane, spara una sublime stronzata emozionale confezionata ad hoc per l'occasione.
Tipo se interviene alla "Sagra della Porchetta" lui attacca dicendo: "Perché questa sporchetta guerra abbia fine, mandateci armi a badilate". E giù applausi scroscianti!

Da sbellicarsi!

Dopo l'Eurovision song contest, i Grammy Award e le peggiori latrine dello showbiz nazionale e internazionale come il Parlamento italiano, l'ONU e la Comunità Europea, nell'ultima puntata di "Zelensky Interviene", il nostro ci emoziona al Festival di Cannes sparando un toccante : "Che il cinema non resti muto!" (Ma ricordatevi di inviarci missili e tifare per l'estinzione).
A mani basse una delle migliori performance di sempre del suddetto ghost writer eroinomane e del Presidente assediato meno assediato che si sia mai visto.
Cioè, tipo, Malgioglio fa meno comparsate. Manda suoi video dappertutto manco fosse una attricetta fallita di Hollywood, mentre intorno a lui piovono bombe (Si pensa stia nei sobborghi di Detroit).

Peraltro essendo sempre in ufficio e non al fronte, la maglietta verde sudata se la potrebbe pure cambiare ogni tanto, eh!

In ogni caso, non perdere la prossima puntata di "Zelensky interviene": Zelensky sarà ospite di "C'è posta per te" con un altro capo di Stato di eguale valore come Maria De Filippi e con la partecipazione straordinaria di Costantino e Fabrizio Ravanelli che aiuteranno Zelensky a lanciare una raccolta fondi per venti carri armati di seconda mano che ha recentemente trovato in offerta su ebay.

"ZELENSKY INTERVIENE" LO PUOI VEDERE OGNI DUE GIORNI SU TUTTI I CANALI DISPONIBILI!

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Dato che c'è gente che quando scrivo cose brutte sull'ammmerica poi mi cazzia perchè "Non è che se c'è un terremoto in Burundi è sempre colpa degli americani!", vorrei assicurare quei bravi ragazzi che danno sempre e inequivocabilmente un'altra possibilità agli yankee (pazienza se sono svariate altre possibilità) , che se dico che TUTTO ciò di cui siamo fermamente convinti sul mondo e sugli eventi lo dobbiamo agli ammmericani, non è perchè li reputo dei satanisti con la sfera di cristallo.
Giuro! Ma perchè posseggono DAVVERO una sfera di cristallo capace di far vedere a tutti noi le illusioni che più si confanno ai loro interessi (che non sono interessi solo in quanto Nazione ma piuttosto interessi corporativi). E questa sfera sono i Mass Media.

Facciamo un esempio da complottista pazzo come senz'altro doveva essere il sociologo C. Wright Mills che nel suo libro del 1956 "The Power Elite" (titolo paranoico e quindi assolutamente ridicolo) dimostrava l'esistenza di una classe dirigente, un èlite dominante (Gombloddo!1) che stabiliva le linee politiche e determinava le priorità del Paese e come la Seconda Guerra Mondiale abbia rafforzato negli Stati Uniti "una trinità del potere costruita da èlite aziendali, militari e governative" consolidandola in una struttura centralizzata che opera all'unisono attraverso alte sfere di contatto e consenso a carattere internazionale. Perchè i nostri Media riversano paro paro le notizie dei network americani nei nostri giornali.
Robe talmente assurde che meriterebbero l’immediata scomunica papale e un bagno nell’olio bollente.
(Se non avete visto Post-Truth vi consigliamo la visione del capitolo sull'USIS - United States Information Service).
Non paghi di spargere fake news per diventare ricchi e famosi come facciamo abitualmente, vi diciamo anche che questo potere già considerevole nel 1956 è ulteriormente cresciuto durante la guerra fredda e con la "guerra al terrorismo" a seguito dell'11 Settembre.

A tal proposito uno studio di Diane Farsetta del Center for Media Democracy, ha mostrato la compenetrazione della propaganda del Pentagono nel circuito dei Mass Media, con ex-generali in vesti di esperti e opinionisti che si sono rivelati niente più che comparse prezzolate per promuovere la campagna aggressiva del governo.
Atro che “All News that’s fit to print” motto del New York Times o ancor meglio “Most Trusted name in News” della CNN, in cui ‘trusted’ è sicuramente l’unica parola corretta.
Lo studio del Center for Media Democracy ha largamente dimostrato la penetrazione corporativa e militare nei vertici dei grandi gruppi di Media statunitensi. Nel 2006, per esempio, solo 118 persone in tutto facevano parte del consiglio di amministrazione dei 10 maggiori colossi mediatici (ora sono 6).
Questi 118 individui sedevano anche ai tavoli di consiglio di amministrazione di 288 corporations nazionali e internazionali tra cui moltissme dell’industria delle armi, tipo William Kennard nel CDA del New York Times per il Carlyle Group, John Bryson e Alwyn Lewis della Disney (ABC) che erano nel consiglio di amministrazione anche di Boeing e Halliburton.
Quindi non stupitevi se il 7 giugno 1998, April Oliver e Jack Smith, a seguito di una inchiesta durata 8 mesi, denunciarono sulla CNN e su Time che, nell’ambito dell’Operazione Tailwind durante la guerra in Vietnam (in cui i sempre leali ammmericani bombardavano per sport e segretamente anche Laos e Cambogia), venne sperimentato il gas Sarin negli accampamenti stellestrisce per giustiziare i disertori americani. La notizia della sperimentazione di armi chimiche su compatrioti si basava su testimonianze oculari e venne confermata persino da alti comandi militari.

Nonostante ciò, dopo essere usciti con la notizia, a causa delle enormi pressioni del Pentagono di Kissinger e Colin Powell, la CNN e il TIME non solo non concessero nessuna coda alla notizia (le code delle notizie sono ciò che ci fanno davvero rimanere una news in testa- cioè l’approfondimento), ma addirittura smentirono la loro stessa notizia.
E naturalmente come sempre accade quando i giornalisti decidono di fare i giornalisti, Oliver e Smith vennero licenziati l’estate stessa dalla CNN.

Ma come mi ha recentemente detto qualcuno: non si può giudicare da 4 castagne marce. Infatti non lo facciamo.
Giudichiamo quando vediamo cosa viene puntualmente fatto alle 4 castagne buone.

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Se fossimo in una storia horror, avrei già chiamato l’esorcista o Dylan Dog. Purtroppo viviamo in una paradossale realtà che mette paura quanto le storie del terrore, con la differenza che qui di eroi disposti a venire a salvarci con l’acqua santa o con una colt d’epoca se ne trovano sempre meno e, anzi, scompaiono un po’ per volta, trascinati via dalle acque nere dello tsunami della nuova ideologia.

Dovrei smettere di stupirmi perchè in un mondo in cui tutto è in vendita (soprattutto le idee), la dignità è per i pochissimi che o non hanno nulla da perdere, o hanno capito che perdere la dignità significa perdere davvero tutto ciò che di umano (come idea romantica) ci è rimasto.

Così, invece di correre a contattare dei santoni per un esorcismo, per uno che è ateo come un boiler cresce la sensazione che spiriti e demoni non c’entrino e che l’unica possessione demoniaca che conti, in questo caso, sia quella per eccellenza: quella del denaro.

Però, ecco, questa “conversione”, come l’ha chiamata giletti cogliendo appieno (senza volere eh!) il tratto totalmente fideistico/sistemico che la pervade, andrebbe fatta step by step, o perlomeno con un pizzico di furbizia, almeno così non ti si sgama subito alla prima curva!

Sennò quelli che ancora sanno fare 2+ 2 ti guardano solo come si guarda una cosa che ti è rimasta appiccicata sotto una scarpa.

Sto parlando del nuovo Oscar per la miglior interpretazione ne “L’invasione degli Ultracorpi” che nelle prossime settimane verrà sicuramente assegnato al:
dott. Pasquale Bacco.

Fino a poche settimane fa, Pasquale Bacco era uno dei nostri.

Insieme a Paolo Sensini era stato tra gli animatori del No Paura Day di Cesena, autore con il magistrato Giorgianni di “Strage di Stato: le verità nascoste del C++++”, oratore nelle nostre piazze a proferire frasi come “questi uaccini sono acqua di fogna” o in cui se la prendeva con la colpevole ignavia della Polizia o contro il Papa che non parla mai di Dio.
Insomma era uno di noi. Uno di quelli che alla tv, non lo facevano nemmeno avvicinare per pulire lo studio a fine a giornata.

Beh, il medico di base ‘nouacs’ da metà novembre 2021 ha cominciato a fare passi indietro. Ma più che passi diciamo che è inciampato in salita e sta rotolando giù dalla scarpata.
Quello de: “il va+++no è acqua di fogna” ora dice di aver sbagliato. Che direacqua di fogna” è stato un errore (forse l’hanno distillata nel frattempo) perchè “Dobbiamo uscirne insieme e quella è l’unica soluzione”.
Il sacro morbo infatti, ci dice, è molto peggio.
Lui lo ha capito ora (dopo un anno e un libro inchiesta con una prefazione di Grattieri che fece scalpore) che il C++++ è pericoloso. Così tanto pericoloso che toglie anche la memoria a gente come Bacco che si scorda che per un anno e mezzo lui stesso spiegava al pubblico come venisse impedito a tutti i medici (come lui) di curare pazienti in scienza e coscienza.

Questo sacra malattia, evidentemente, fa stragi non solo di ottantenni pluripatologici ma soprattutto di neuroni. Anche quelli di Bacco che oggi, che sono tutti uaccinati e le T.I. sono al 10% scarso di occupazione, ci dice che il c+++ è ancora più pericoloso di prima quando lui invece invitava (giustamente) la gente a “tornare ad abbracciarsi e fare l’amore”.
Aho! Ha cambiato idea. Totalmente. Dal giorno alla notte. Capita!

Addirittura ci spiega nelle vesti di un tommaso buscetta nouacs che dietro dietro al movimento di protesta c’è un giro di soldi incredibile che Warren Buffet a confronto guadagna come un fattorino di delivero. Praticamente c’è la Mafia Nouacs e lui è un pentito del clan. Pericolosissimi mafiosi costituzionalisti senza lupara che vogliono sovvertire lo Stato sventolando la carta dei diritti mentre vengono annaffiati con gli idranti.

Ma oh! Ci sta cambiare idea.
Forse ha cambiato idea, come dichiara lui, da quando qualcuno lo ha portato a fare un giro nelle terapie intensive al collasso in cui ha visto morire “giovani negazionisti senza patologie”. L’ha detto davvero: come un mentana o un parenzo qualsiasi. Giovani in punto di morte che gridano il loro pentimento e raccomandano l’anima alla scienza. Spesso in favore di telecamera in diretta dalla T.I. Praticamente bacco si è trasformato in parenzo.

Però non facciamogliene una croce! Forse ha cambiato semplicemente idea, fulminato sulla via di Bonifico. Non è il primo e non sarà l’ultimo.

Naturalmente, grazie a questa (ci auguriamo) lobotomia di cui è stato vittima, adesso è miracolosamente ospite in QUALSIASI programma televisivo (praticamente è da una settimana che dorme direttamente nel camerino di giletti) e viene presentato come il “nouacs pentito” , con tutti che accorrono a buttagli in faccia video che lo ritraggono come oratore nelle piazze (e che prima non avevano mai mostrato) solo per fargli dire di essere pentito e redento.

Pentito e mazziato. In ginocchio sui ceci. Con Ciccio Telese che accorre tutto sudato a stringergli la mano e congratularsi per la sua conversione. Per la svendita della sua dignità in diretta televisiva.
Scene aberranti che spero lo tormenteranno di notte per il resto dei suoi giorni.


P
ecunia non olet o come diceva Charles Bukowski:

I soldi sono una cosa seria. Qualcuno è convinto persino che parlino.

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Se vi stavate dimenticando di quanto siano integerrimi i bardi professionisti dell'informazione che tanto diligentemente stanno coltivando i vostri incubi notturni a colpi di 'scoop' macabri e presentimenti di morte che nemmeno la cartomante Famoso Iole quando si faceva di crack, è tempestivamente giunto Chicco Mentana a ricordare a tutti quale sia la differenza tra chi fa il giornalista di professione e chi invece, come noialtri analfabeti funzionali, si fa abbindolare dalle ridicole fake news dei cialtroni della rete che potrebbe riconoscere al primo sguardo anche un bambino che, al contrario nostro, sa leggere.

Dopo ieri però, persino noi che c’abbiamo ritardi cognitivi gravi, abbiamo potuto riconoscere insindacabilmente la differenza specifica tra un giornalista di rango e i terribili cialtroni complottari come quelli di Byoblu che fingono di fare i giornalisti mentre dovrebbero tacere per sempre perché si fidano di fonti inventate da Trump e non amano il loro paese.
Succede, infatti, che durante l’edizione straordinaria de La 7 sul riot a Capitol Hill negli Stati Uniti, la regia mandi in onda delle immagini un po’ strane.
Nel video che ci dicono provenire dal Campidoglio, si vede un tizio che pare la brutta copia del Mister Bane di Batman, che da fuoco a case e automobili con un lanciafiamme sotto una sassaiola di molotov (ripresa da vicinissimo) e elicotteri che gli girano sulla testa in procinto di (credo) bombardarlo.
L’esperienza e l’occhio navigato di un maestro del settore come Mentana non si comprano al mercato del baccalà in umido di Dobbiaco e non la si trova in un video di Mazzucco sugli allunaggi. La si vede nel momento in cui il (per molti) miglior giornalista professionista del panorama italiano non si accorge che quelle immagini notturne con luci così perfette, talvolta riprese dall’alto con un drone, colorate in post-produzione in blue, e con una regia professionale tangibile anche ai meno esperti, non possano assolutamente essere state girate da un videomaker amatoriale di passaggio.
Anche perché in effetti sono in realtà la scena di un film d’azione.: 'Project X-Una festa che spacca', un film del 2012.

Ora, la stanchezza è una brutta bestia per tutti, ma di fronte al "fatto" che un tizio con un lanciafiamme bruci case da solo e semini il panico per un quartiere intero come in un film ammmericano a caso, e Chicco vacilli sì, ma non metta mai in dubbio la veridicità del video, resta un incredibile mistero che andrebbe ricercato (forse) nella cocaina. Tanto che con Greco si rassicurano sul fatto che il video debba essere stato girato “da qualche altra parte in America”, tipo “in qualche sobborgo” o forse no, perché “i giornali americani ci dicono che queste scene avvengono anche in altri Campidoglio di altri Stati, tipo la Georgia””.
Se questa enorme cantonata del nostro Chicco e della sua redazione vi stupisce anche in minima parte, mi duole comunicarvi che siete fuori dal mondo (reale) almeno quanto Mentana.

Da una parte non volete capire che la distanza dal fatto, come ripetiamo nel nostro documentario Post-Truth, rende gli eventi poco verificabili nel breve periodo, persino per un mega direttore galattico dell’informazione come Enrico Mentana condannato a fidarsi (come tutti) dei resoconti degli altri (“I giornali americani ci dicono che..”).
Dall’altra parte non volete accettare che le cantonate sono proprio elementi intrinsechi del sistema mediatico. Perchè i giornali e i telegiornali (ed ora peggio con le edizioni on-line degli stessi) non hanno il tempo di approfondire.
Non hanno tempo di verificare le fonti prima di “vendere” una notizia infondata perché, da lì a generalmente pochissimo tempo, si deve ‘uscire’.

A carattere di massmediologia viene definito come “il problema dell’immediatezza della stampa”.

Non è una roba nuova a quanto ne sappiamo, quindi forse anche Chicco da qualche parte l’avrà sentito. La fretta di pubblicare (per non perdere lo scoop) è sempre stato uno dei talloni di Achille più macroscopici del giornalismo, talmente evidente che già gli illuministi Diderot e D’Artagnan (😉 cit. Post-Truth) ci avevano messo in guardia dai tempi brevi della stampa a cui opponevano fieramente un’opera che andava nell’esatta direzione contraria. Quella del minuzioso approfondimento, dei tempi di studio prolungati e dell'analisi comparativa (poiché ‘omnicomprensiva’ ) dell’Enciclopedia.

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Fino a pochi anni fa, pensavo che il più grande mistero dopo Cheope e Machu Pitcchu fosse Monica Bellucci e il fatto che la facciano recitare.

Poi nell’ultimo periodo, in cui tutti i misteri sono diventati d’un tratto meno misteriosi, ho capito che ancora più insondabile e inconcepibile di Cheope è il fenomeno degli scientisti-banzai. Una folta schiera di gente, a cui puzza vivere, pronta a tumularsi in cantina e castrare per sempre la crescita dei loro figli (per un morbo talmente terribile che, anche nel funesto 2020, la popolazione mondiale è AUMENTATA) ma che, allo stesso tempo, pretende di iniettarsi subito e tutto (anche due o tre dosi insieme) il sacro intruglio sperimentale (di cui la limpida FDA fornirà tutti i dati definitivi nel vicinissimo 2076) perché lo chiedeva Silieri. Pardon la Scienzah!

Che non è mica come se te lo chiede tuo figlio, che gli cola il naso!

Lo chiede la scienza del capitale e che fai? Non obbedisci, troglodita leghista?!

Poi, che questi prodotti farmacologici funzionicchino o meno, non è colpa né della scienza, né delle multinazionali del farmaco, né dei promoter farmaceutici come bassetti o galli che, poveretti, fanno solo il loro onesto lavoro: quello di pubblicizzare farmaci senza che si capisca (ma si capisce benissimo) che pubblicizzano farmaci.

Il mondo del sottosopra sarebbe uno spasso, se non ci vivessimo dentro.

La colpa dell’incipiente reticenza civile e religiosa al sacro-gral sierologico, allora, non è del fatto che i contagi, come STRAPREVISTO da noialtri da oltre un anno stanno risalendo nonostante i sieri, ma è sicuramente di un qualche ‘effetto paradosso’ a caso, di quelli che vengono inventati di sana pianta dall’ologramma televisivo di un pregliasco sul 5 o sul 2 o su ovunque, spacciandoli per SCienza (con la S e anche la C maiuscole!), per giustificare il fatto che ogni cosa che affermano viene smentita dalla realtà più velocemente e spesso di quanto baleni un pensiero di senso compiuto nel cervello di Myrta Merlino. Di solito una volta a settimana.

Beh, dopo aver visto una così folta scena di scientisti banzai che a fronte di una sperimentazione che finisce nel 2023, ti dicono che NON è una sperimentazione, e che a fronte di nuove chiusure, ti dicono che il vaccino ci sta comunque salvando dalle chiusure... non pensavo di potermi ancora stupire.

E invece, dato che il pozzo del sonno della ragione è senza fondo, mi ritrovo a dover commentare un’altra intrepida (questa sì) figura che definirei “il giornalista-autobomba”.

I giornalisti autobomba sono PRESUNTI giornalisti talmente imbottiti di balle, attacchi violenti, insulti degradanti, e un tono di superiorità morale di cui si sentono investiti (non si sa da chi- ma la prossima volta che li investite fate anche retromarcia!), che non appena entrano in contatto con manifestanti nogringaz esplodono come una carica di C-4.

Cioè quando i saveriotommasi e le selvaggialucarelli vanno a un corteo No grin cazz (in cui va gente che da oltre un anno è trattata peggio della merda dai loro “editoriali”) è come se uno del Ku Klux Klan si buttasse tutto incappucciato e con una croce in fiamme in una manifestazione per i diritti civili degli afro-americani negli anni 70 e si stupisse di venire rincorso da una folla inferocita.

Questo tipo di “giornalismo”, naturalmente c’era già. Brumotti ne era un illustre pioniere, uno che rompe il cazzo agli spacciatori, ma non a chi consente apertamente lo spaccio.

Ilcerca rognismo da quinta paginache fanno i saverio tommasi e le selvaggia lucarelli ha il solo scopo di cercare visualizzazioni e scalpore (e questo è tipico del giornalismo) ma con azioni mirate atte a screditare agli occhi dell’opinione pubblica l’intero movimento addossandogli l’etichetta di fascista e violento, così che poi derelitti del pensiero come micheleserra, dal sarcofago di guano e vana-boria in cui risiedono, possano lanciare strazianti strali in favore degli eroi del giornalismo nostrano che “rischiano la pelle per fare i reporter su un fronte di guerra” (scritto davvero) per raccontare un gruppo di “violenti” che “avrebbero solo bisogno di un esercito di psichiatri”.

Cioè l’ha detto davvero nella sua ultima amaca! Per serra, la lucarelli alle manifestazioni No grin caz è come quando la Fallaci faceva la reporter in Vietnam! È come se l’ex isola dei famosi, selvaggia, fosse andata a Sarayevo durante i bombardamenti.

E poi dite che non bisogna preoccuparsi per le condizioni psico-clinico-sanitarie di micheleserra!

Io non ho nulla contro le perversioni, ma mi limito a segnalare che la tendenza al suicidio ultimamente è dilagante quanto quelle alle panzane. Non solo per tutti quelli che hanno deciso di provare la nuova eccezionale esperienza di fare da cavia non retribuita, ma anche per quei ‘professionisti dell’informazione’ (perdonaci Oriana) che pur di portare acqua al mulino della repressione e del giustificazionismo liberticida sono pronti a immolarsi anima e corpo sull’altare del sacro gral vaccinale.

Regaz, non tirate troppo la corda, perché l’anima ve la siete già venduta da un pezzo, e anche se anelate all’immortalità nel nome della difesa della gioiosa “nuova normalità” di cui siete alfieri indiscussi, il corpo è solo uno e , dopo le prime pagine, la prognosi sarà riservata.

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Sarà che sono fissato coi Mass Media perché si ostinavano a picchiarmi alle elementari.

Ma anche guardando The Last Dance, la serie sui Bulls di Michael Jordan, mi è venuto da pensare a loro.

The Last Dance è un documentario che se ami il basket è stata facile la cosa più bella di tutta la pandemia.

Ma anche se non lo ami, ti può dire comunque un mucchio di cose..

Mi sono sempre chiesto perché MJ a cavallo tra i due three-peet (le due triplette di campionati vinti con Chicago) avesse, all’apice della carriera (31 anni), attaccato le scarpe al chiodo con ancora così tanto da dare. Soprattutto visto il suo indomito spirito competitivo che lo fece tornare al basket giocato due volte e persino a 37 anni con la maglia dei Washington Wizards.

Beh, da quanto si intende dalla serie (che naturalmente esprime il punto di vista di Jordan) il motivo non furono Hakeem, Barkley o i dissapori col manager Jerry Krause.

Il motivo fu la stampa. L’arma più potente del ventesimo secolo, come scrisse Oswald Spengler. Talmente potente che riuscì a sconfiggere persino l’imbattibile Michael Jordan.

Alle redazioni non servirono una box&one o raddoppi sistematici per arginare MJ. Lo fecero alla vecchia maniera. Cioè come fanno sempre quando ci sono in ballo giocatori o personaggi pubblici di colore. Cercano lo scoop, ma soprattutto cercano il fattaccio, la drammatizzazione mortificante come se il loro compito morale fosse rimetterti al tuo posto. Nella melma.

D’altra parte, non è colpa loro. Le testate fanno il loro dovere. Vendere notizie che possono interessarci. Così se la notizia è drammatica bene,ma se il protagonista della notizia è famoso è meglio, perché sanno che un’ampia fetta dall’audience sarà disposta a comprare notizie che lo riguardano.

Ma c’è un livello successivo. L’apice della notiziabilità mediatica si raggiunge se sei ricco, famoso e di colore. Negli Stati Uniti e non solo, se pensate a quanto inchiostro sia stato versato su qualsiasi cosa facesse Balotelli.

È una legge non scritta. Le redazioni possono vendere copie/click giocando sulla battaglia razziale che loro stesse scatenano. Perché vendono sia a chi ama, sia a chi odia, mentre loro restano ben rintanate dietro a un ipocrita diritto di cronaca che spesso scade nel diritto di calunnia.

Esiste una interminabile lista di personalità celebri di colore che hanno ricevuto questo trattamento. Jack Johnson, Cassius Clay, Tyger Woods, Mike Tyson, O.J., Michael Jackson, Whitney Houston, Colin Kapernick per dire i primi che vengono in mente. South Park non a caso ci fece una puntata intera che vi consiglio perché fa molto ridere, ma poi quando finisce non ridi più per niente. Si intitola “Meeting Mr.Jefferson”.

Nell’episodio, e in generale, è evidente che i crimini (o presunti tali) dei neri (ricchi o poveri) sono sempre presentati in modo differente rispetto a quelli dei bianchi. Una tendenza descrittiva che ricorda tanto “Birth of a Nation” del 1915, forse il film più razzista mai girato, divenuto poi pellicola cult del Ku Klux Klan.

Non si esagera. Qualsiasi manuale di massmediologia vi dirà che gli afroamericani sono sempre stati rappresentati dai Media (e questo eco permane forte tutt’ora) come immorali, ladri e scansafatiche. Ovvero con la retorica giustificazionista schiavista. E poi ci si stupisce per un tredicenne bianco che vede un uomo di colore correre davanti a casa e che decide di sparargli alla schiena.

La giustificazione di questa follia è in televisione. H24 su FoxNews.

Non a caso, come ricordava anche Oprah Winfrey in una vecchia intervista, nelle riviste patinate erano tutti caucasici, mentre in quelle scandalistiche e di cronaca erano tutti di colore.

Michael Jeffrey Jordan nel 1993 era il simbolo dell’uomo di successo di colore. Non beveva, non fumava (tranne poi i sigari per festeggiare le vittorie) e non faceva tardi nei club. Era il volto pulito della NBA. Così, con lui dovettero fare del loro meglio. Cioè del loro peggio.

Non solo nell’assediare la vita privata del numero 23 più famoso della storia dello sport ma soprattutto per avvelenarla.

Nello specifico quando, dopo anni di ‘scoop’ sulle sue scommesse (che erano assolutamente legali e per di più in una nazione in cui esiste Las Vegas e tutto il Nevada) arrivarono a scrivere che suo padre James fosse morto non per colpa della violenza dell’America, ma per colpa del suo vizio di scommettere. Cioè dei balordi gli spararono mentre dormiva in macchina a bordo strada in North Carolina, ma la colpa era del figlio famoso che scommetteva.

Queste illazioni (presunti debiti di gioco) si dimostrarono totalmente infondate, e riuscirono anche nella non semplice impresa di convincere il volto della Nba e un maniaco della competizione, a smettere di competere.

Non paghi, quando MJ si ritirò la prima volta, scrissero che lo faceva non perché era nauseato da loro (aveva smesso di lasciare qualsiasi dichiarazione alla stampa) ma perché David Stern (commissioner Nba dell’epoca) lo aveva buttato fuori in quanto ludopatico. Insomma riuscirono a scrivere, restando seri, che il boss della NBA rompeva volontariamente un giocattolino che aveva esportato l’immagine vincente della Lega in tutto il mondo e raddoppiato gli introiti, per una questione di scommesse private assolutamente legali.

Magari avevano ragione loro, eh.

O magari ha ragione Jay-Z che rappa

"Black Nigga, Still Nigga"
Un negro ricco è sempre un negro.

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Se ancora non ve ne eravate accorti (io vi ho cercato di avvertire col docu-film Post-Truth, ma voi mi avete dato del complottaro caciottaro), i Mass Media sono in un vortice di degrado senza ritorno. Per essere più accademici: non solo deviano l’attenzione dell’opinione pubblica per dirottarla su falsi problemi o problemi marginali, ma censurano platealmente (o marginalizzano) notizie che non concorrono al rafforzamento della rappresentazione mediatica pretesa dai loro editori.
Per essere ancora più scientifici: fanno schifo al cazzo.

E ogni volta che lo fanno, si smerdano clamorosamente in diretta costantemente come un concorrente del grande fratello.

Ultimamente chi frequenta le tantissime piazze della protesta (una in ogni grande città italiana) si è abituato a cimentarsi in cori, quasi più che stare in curva a vedere l’Atalanta. Dopo un inizio in sordina, poco a poco, ogni piazza ha imparato a dare sfoggio di creatività sia negli slogan che nell’esecuzione (accompagnandoli con tamburi o fiati) per il giubilo, come sappiamo, dei commercianti pro-gp a cui ‘il movimento nogp rovina i sabati dello shopping’ senza che capiscano che se sono (già) rovinati non è a causa del fatto che protestiamo, ma a causa del fatto che ci stanno (anche) impedendo di essere loro clienti.

Comunque, tra i cori che mi sarebbe piaciuto introdurre (ma sarebbe incomprensibile per i cortei italiani) ce n’è uno che mi appassiona particolarmente. È quello che ho sentito cantare durante una manifestazione che passava sul (mi pare) ponte di Brooklin.

La folla gridava: Let’s go Brandon! Let’s go Brandon!” .

E io mi sono chiesto: ma in che senso, Forza Brandon ?

Il motivo per cui negli Stati Uniti cantano “Let’s go Brandon” ci ricollega al discorso iniziale. Cioè al fatto che i Media, scientificamente parlando, fanno schifo al cazzo. Ma li offendiamo solo perché prima lo hanno fatto loro, eh! Quotidianamente. Offendendo la nostra intelligenza e insultandoci quando li sgamavamo di brutto.

Quindi esattamente chi cazzo è Brandon?

In pratica Brandon è Brandon Brown, pilota professionista del campionato automobilistico USA Nascar, che a seguito di una gara vinta a inizio Ottobre è stato intervistato in diretta dalla NBC.

Il povero Brandon è, suo malgrado, diventato un coro dei ‘nogreen pass’ americani. Non perché sia un nouacs dichiarato, ma perché durante la suddetta intervista a un certo punto (min. 1,11 del video sotto) dagli spalti del circuito di Talladega (Alabama) è salito un grande coro che diceva chiaramente (ma lascio a voi la valutazione eh)

FUCK JOE BIDEN, FUCK JOE BIDEN”. Frase che veniva più volte scandita con tanto di tempo tenuto battendo le mani, mentre l’inviata della NBC, imbarazzata, mostrava l’enorme coraggio di dichiarare candidamente che il pubblico stesse invece inneggiando al pilota Brandon Brown, cantando “LET’S GO BRANDON!” .

Cioè, davvero. Guardatevi il video perché siamo oltre Orwell. Cioè è Orwell fuso con Woody Allen in “Bananas”.

Il fatto è che i media in questo momento di crollo di fine impero, oltre a dimostrare quotidianamente di essere bugiardi patologici, dimostrano di essere anche paradossali, non fa che rafforzarci. Questi episodi non fanno che rafforzarci, come movimento. Perchè ci danno sempre più la certezza di avere la Ragione dalla nostra.

Anche perché queste censure da quattro soldi, oltre che paradossali, si rivelano poi anche masochiste. Infatti adesso “Let’s Go Brandon” è ormai diventato uno slogan diffuso in tutti gli Stati Uniti e oltre, utilizzato largamente per mandare a fanculo, in modo netto e inequivocabile, l’amministrazione Biden (e tutta l’industria dell’Informazione), senza nemmeno nominarli direttamente.

https://www.youtube.com/watch?v=u9UjgITXUJ4

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Nel paese del tornaconto anche i giornali dovevano generare guadagno. Il loro modello, basato sul profitto, imponeva che evitassero accuratamente di mordere le mani di coloro che li sfamavano. Ciò significava non pubblicare notizie in grado di suscitare le ire degli inserzionisti, degli amici di quest'ultimi e della bella gente che si era venduta agli inserzionisti stessi.

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Chissà se da Rosa Parks, quando si rifiutò di alzarsi dalla sedia per bianchi su quell’autobus segregazionista in Alabama, qualcuno poi pretese mai le scuse?
Chissà se nel 1960 a Greensboro nella Carolina del Sud ai quattro studenti di colore che pretesero di sedersi in un caffè riservato ai bianchi e avviarono il primo sit-in di protesta della storia moderna, fu detto che erano egoisti che non rispettano gli altri?
Chissà se ai tempi c’erano dei saveriotommasi o dei direttorissimi mentana a spiegare che la pretesa di Rosa Parks di volersi sedere sui sedili dei bianchi, o dei 4 ragazzi di colore di Greensboro, fossero i gesti di ragazzini viziati in cerca di visibilità che avrebbero dovuto rimborsare tutti coloro che venivano danneggiati dalla loro protesta?

Chissà se hanno mai detto a quelli che a tutti gli effetti divennero poi eroi civili, che la loro lotta doveva essere fatta senza rompere i coglioni?

Non so per certo se a loro accadde (credo di sì), ma è quanto sta accadendo a Silvia. Una ragazza di vent'anni. Le si chiede di non rompere i coglioni. I loro argomenti sono questi, davvero.
Silvia sta ricevendo un attacco selvaggio. Una ragazza studiosa, piena di interessi e brava a scuola trattata come se fosse una criminale da gente che non riconoscerebbe un crimine nemmeno se venissero torturati. Cosa che sta peraltro accadendo.

Mentre ci si spella le dita per scrivere fortissimo sulle tastiere “fascisti” per riferirsi a Piazze pacifiche che da mesi in tutta Italia scendono in strada con donne, anziani, uomini e bambini per opporsi a una presunta democrazia che ti costringe a sperimentare forzatamente intrugli di multinazionali straniere (a tue spese), il fascismo, quello vero, dilaga, inondando come cento anni fa la vita lavorativa e privata delle persone.
Invade la politica, la società, la scuola e il pensiero (anche se pensiero per sta gente è una parola grossa).
E così ci si ritrova, come mi è capitato per strada sabato scorso, a discutere con i figli tredicenni di questi ipo-dotati che insultano persone che vantano trenta o quarant’anni di più, dicendo che “vi dovete adeguare e non rompere i coglioni”. Ragazzine di tredici anni. Future componenti senza pensiero e senza paura della nuova gioventù hitleriana. Tra le ultimissime compagini ad arrendersi nella disfatta ormai certa del Reich.
Così stanno crescendo le future generazioni. Educate alla forzosa vanagloria di stampo televisivo e alla negazione del pensiero divergente.

Succede però che in questo maremoto di controsensi logici e ideologici, ci siano delle notizie che persino nei replicanti, che ricalcano pedissequamente la narrazione dominante come saverio tommasi , creano scompiglio. E lo fanno perché troppo grande è la dissonanza tra la nuova normalità sempre più autoritaria e i derelitti ideali noborder/arcobaleno ammantati di antifascismo con cui uno come “insulta,poi,chiagni tommasi” si infarcisce da sempre la bocca.
Troppo grande è la palese anti-umanità di un sistema biosecuritario che hanno idolatrato e difeso (soprattutto dalla logica) per lasciare che il loro pubblico di beoti si faccia una opinione senza un minimo di indirizzo eterodiretto.

Troppo. Per questo Silvia, la studentessa ‘ribelle’, che sabato scorso ha osato raccontare la propria esperienza in piazza a Bologna ,ha fatto il giro di tutte le redazioni delle edizioni on-line dei maggiori giornali italiani. Perchè puzzava troppo di nazismo anche per loro, puzzava di soffitta di Anna Frank, puzzava di una storia che conosciamo già.
Dovevano stigmatizzare, depotenziare emozionalmente una notizia come questa, trasformare un episodio in cui esseri umani hanno sputato tra i piedi di un altro essere umano perché sprovvista di un certificato minacciandola e insultandola (una storia di violenza), in una scalcagnata storia di privazione dei loro diritti (mica quelli di Lei, i loro).
Hanno trasformato la vittima in carnefice. Come sempre.
E il popolo di lobotomizzati si è scatenato nel suo linciaggio conformista e belante. Un linciaggio di una bella tonalità arcobaleno, eh, che vi lascio apprezzare da voi in foto.

Perchè i mostri non sono solo i tommasi, i mentana, i feltri e tutta la pletora di plancton televisivo che pure aizzano i linciaggi mediatici.
I mostri sono tutti intorno a noi. Sono quelli che non vogliono sentire perché non gli interessa, sono quelli del protestate individualmente a casa vostra, che inneggiano a punizioni, sospensioni o addirittura denunce per una ragazza coraggiosa come Silvia, sono quelli che vorrebbero repressione violenta sui manifestanti delle piazze, che vedono una madre manganellata o dei lavoratori che protestano arrestati e se ne rallegrano, sono quelli che inneggiano alle torture negli ospedali e ai campi di sterminio per nouacs, sono gli automi della megameccanica che reggono il peso del sistema.
Sono quelli che abbiamo l’orrore di leggere quotidianamente nella rassegna del pensiero social mentre godono per le ingiustizie altrui e poi accendono la televisione e tifano per gli esclusi e i ribelli protagonisti delle serie televisive.

La gente ha bisogno di un mostro in cui credere. Un nemico vero e orribile. Un demone in contrasto col quale definire la propria identità. Altrimenti siamo soltanto noi contro noi stessi.
(Chuck Palahniuk)

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